Leggere attiva la mente, stimola la curiosità e mantiene il nostro essere vibrante di energia: il #Letturaday.
Speaking books: appuntamento con Anna Ferrari per quattro puntate di lettura collettiva in inglese
Il 23 aprile in Europa si festeggia la Giornata internazionale del Libro e del Diritto d’autore. Le strade delle città si riempiono di libri, le librerie sono in festa e il libro è protagonista assoluto per una giornata.
Peccato, solo una giornata.
Deve aver pensato la stessa cosa l’ADEI (Associazione Degli Editori Indipendenti Italiani) che, in collaborazione con librerie, biblioteche, scuole, ha dato vita al #Letturaday: ogni giovedì, per sei mesi, si legge insieme, via Internet, ad alta voce. Il progetto vuole coinvolgere tutti coloro che amano i libri e chiunque abbia un progetto di lettura può partecipare, le informazioni si trovano su www.letturaday.it.
Partecipo anch’io con il progetto “Speaking books”: a cominciare dal 17 giugno per quattro giovedì leggerò dei microracconti in inglese, alternandoli a una sessione di commento aperta alle domande dei lettori. Sono molto entusiasta, mi è sempre piaciuto far parlare i libri (da qui “Speaking books”). Quello che ne scaturisce è sempre una sorpresa.
Leggere come terapia: la Biblioterapia
Proprio a seguito di questa particolare caratteristica è nata la Booktherapy, o Biblioterapia, ossia “la cura con i libri”. Non è un’idea nuova, già al tempo di Platone e Socrate la lettura collettiva era una sorta di seduta psicoanalitica, ancora prima, nella biblioteca di Alessandria, c’era un reparto dedicato ai “Libri per curare l’anima”. La novità sta nel fatto che ora, per il momento soprattutto nei paesi anglofoni, si sta istituzionalizzando: ci sono corsi di preparazione e specializzazione, sono usciti libri, alcune case editrici hanno introdotto nel loro catalogo la sezione “Libri per curare”, come Sellerio. Tra i libri più famosi vi segnalo The Novel Cure: An A to Z of Literary Remedies, di Ella Berthoud e Susan Elderkin (Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno). LINK –
Nel 2019 ho scritto Un libro per guarire. Quando leggere cura l’anima prima di sapere dell’esistenza della biblioterapia. Infatti, senza rendermene conto, mi ero sempre rivolta alla letteratura nei momenti difficili. Uscivo da un periodo buio e disperato, ma ho saputo ricostruire il mio cammino leggendo e recensendo o commentando libri. Nel volume raccolgo alcune di queste notazioni e nell’introduzione spiego la genesi del libro.
Lettura ad alta voce in classe
Tornando al #Letturaday, oltre che una splendida iniziativa, è anche una manifestazione dei tempi. Chiusi in casa forzatamente, allentati i rapporti sociali, si è riscoperta la lettura e, di riflesso, la scrittura, come dimostrano le statistiche che hanno visto aumentare la vendita e la produzione di libri.
Si sono anche creati alcuni progetti di lettura appositamente per gli studenti: si è svolto in alcune scuole, coordinato dalla casa editrice Pearson, il “Social reading”: ai ragazzi venivano proposti dei temi, per ogni tema delle letture e loro dovevano commentare i libri nello spazio di un tweet (140 caratteri.) Gli ambiti erano trasversali, dalla storia alla lingua straniera.
Non nego che proposta in questo modo, la lettura possa avere presa sugli adolescenti, e ben venga tutto quello che fa ritornare loro la voglia di leggere. Tuttavia, non mi sento di appoggiare pienamente questa iniziativa: la lettura è un processo serio, impegnativo, legato intimamente al nostro subconscio e alla nostra interiorità, al nostro gusto estetico, alla percezione attiva di sentimenti come la paura, la disperazione, la gioia assoluta, l’amore totale, la perdita, perché la letteratura ingloba tutti noi, è la grande anima del mondo.
Un commento in 140 caratteri svilisce non solo il ruolo della letteratura, ma sottovaluta anche la capacità logica e di ragionamento dei ragazzi.
Anche la casa editrice OXFORD ha lanciato un progetto letterario: “The Reading challenge”, che consiste nel proporre agli studenti (o ai figli) di leggere per dieci minuti al giorno. Ci sono in palio poster, gadget, stemmini per chi segna il maggior numero di giorni, ogni cosa per organizzare la “gara” è fornita dalla casa editrice.
Per la Oxford è anche l’occasione per proporre i suoi Graded Readers. In questi libretti vengono proposte opere famose della lettura inglese, per esempio Romeo and Juliet, The Canterbury Tales, semplificati, ossia abridged, riscritti utilizzando solo strutture grammaticali e il lessico di uno specifico livello del CEFR, Common European Framework for Reference of Languages. Sono piuttosto scettica sulla validità dei testi abridged, ma vorrei sottolineare l’incentivo alla lettura, che è sempre meritevole.
Ritornando all’argomento di partenza, durante i #Letturaday, tantissime città, in tutta Europa, avranno gruppi che “leggeranno ad alta voce”, secondo un programma che trovate sul sito. Proprio la lettura ad alta voce è la prerogativa di questo progetto: la lettura collettiva risale al tempo delle fiabe, il metodo prediletto nel Medioevo, la ritroviamo dei salotti nobili del XVII-XVIII secolo, quando c’erano pochi altri modi di passare il tempo, o, più recentemente, nelle classi delle scuole. Ricordo quando la maestra ci faceva leggere dal sillabario per acquisire la pronuncia corretta; oppure al liceo quando risuonavano le parole di Manzoni, di Dante, di Omero. E quell’unica voce, anche se un po’ incerta, comunicava una parola densa, non mero segno grafico, ma un veicolo di immagini, emozioni, sentimenti (non ultimo, la paura del professore di greco!), che faceva sognare tutto il pubblico, in una dimensione quasi teatrale.
Il libro scava nel mare ghiacciato del nostro inconscio
Anche alla lettura, infatti, è collegato il misterioso fenomeno della catarsi. Il termine deriva dal greco κάθαρσις, che significa purificazione, e in psicologia indica la risoluzione di conflitti non scavando in noi stessi, ma vedendoli agiti fuori di noi (sul palcoscenico, nel romanzo) e coi quali ci identifichiamo.
La lettura dunque è sia passatempo, sia piacere, sia un dialogo con noi stessi, per questo viene voglia di sottolineare, scrivere note, mettere punti esclamativi sulle pagine, perché QUELLE PAROLE esercitano su di noi delle reazioni razionali ed emotive.
Franz Kafka afferma: The book must be as an axe for the frozen sea within us, pensiero che condivido pienamente.

Il nostro inconscio è come un mare ghiacciato che va scavato
Un libro nella sua interezza richiede molto tempo, in un video abbiamo a disposizione pochi minuti, perciò ho pensato di usare la flash fiction per i miei Speaking books. Qui è necessario fare anche un’altra premessa, ho deciso di leggere in inglese perché credo fermamente che una lingua straniera, in primis, si apprenda attraverso la lettura. In questo modo, oltre alle parole, il nostro cervello assimila anche la forma mentis di quella lingua e, di conseguenza, stimolerà il nostro discorso orale.
Naturalmente c’entra che io insegni lingua e letteratura inglese, ma ormai mi definisco più un’appassionata, una specialista di questa letteratura (oltre che di quella russa). Così voglio far parlare i libri in inglese per promuovere lo studio di questa lingua che, volenti o nolenti, è diventata la più importante nel mondo, e che permette di raggiungere importanti traguardi nella vita, ma soprattutto perché è una lingua meravigliosa che ha creato una letteratura straordinaria.
Coltivare l’inglese a ogni età
Per concludere, leggere, in lingua straniera e in lingua madre, è un’attività connaturata all’essere umano, attraverso la lettura egli fa più esperienze di quelle che potrebbe fare in una vita, può imparare più cose che attraverso altri mezzi, e può viaggiare in lungo e in largo in posti che non ha mai visto, ma, last but not least, può arricchire l’anima e la mente di immaginazione, la facoltà umana che permette di superare i propri limiti, di porsi obiettivi ambiziosi e saperli raggiungere. Oltre che nutrire i nostri sogni.
Vi aspetti giovedì 17 giugno alle 15:00 sul sito di #Letturaday.
Nel prossimo post parleremo di FLASH FICTION.