I libri di Anna Ferrari
“Gwyny, una grande donna, vorrei poterla ricordare a memento che il destino ce lo creiamo noi, Faber suae quisque fortunae est, e che la forza di noi uomini sta in questo: dentro un possibile, probabile, incerto disegno a noi resta sempre la facoltà di scegliere e di governare la nostra esistenza.”
Questa è una pagina impaziente, impaziente di farvi conoscere i libri di Anna Ferrari.
Insondabile destino
L’ultimo Romanzo di Anna Ferrari
Che potere pensate possa avere un originale reperto antico, molto probabilmente celtico, un taccuino con simboli sconosciuti, per una specialista in semiologia e linguistica? Proprio come il miele per l’orso!
E’ naturale quindi che Beatrice Sensi non sappia resistere all’invito di decifrare uno scritto appartenente a un popolo che non conobbe mai la scrittura, perché i Celti ritenevano che solo la memoria potesse garantire la trasmissione del sapere.
Questa avventura nel mondo celtico si incunea poi verso l’antica Russia, il paese dei soldati forti come l’acciaio, degli studiosi che sanno tutto di tutto, delle streghe più cattive che siano mai esistite. In mezzo a tali coinvolgenti avventure c’è la vita di tutti i giorni, con le sue vittorie e le sue delusioni, con storie d’amore e di odio (che poi è quasi sempre una storia d’amore finita male, e non sempre per una persona…).
La relazione tra Gwyny, una dolce ma risoluta ragazza celtica, e Liam è travagliata, attraversata da pericoli e segreti, incantesimi di magia bianca e magia nera. Gwyny frequenta l’Accademia da vent’anni e sta per diventare druidessa. Liam è un druido, benché sia assai giovane è molto rispettato e amato dalla sua tribù.
Un destino contrario e la pura malvagità che si insinua proprio tra gli affetti più cari li travolge in un mare di dolore; la vita ristabilisce gli equilibri ma quale sarà il prezzo? Chi si è nutrito delle loro sofferenze sarà condannato all’oblio, ma sarà sufficiente?
C’è anche chi l’amore lo vive con spavalderia, cercando di domarlo ai propri desideri, almeno fino a quando l’affetto non prenderà le sembianze di una risoluta cacciatrice di verità. È Niccolò Malcovati, bell’uomo, affascinate studioso di slavistica. Abita in un’incantevole villa del ‘700, e proviene da una famiglia di antiquari che gli hanno permesso di arredare la sua dimora con oggetti rarissimi e di raffinata bellezza.
Un vero dandy, Niccolò è amato dalle donne, ma è anche un gentiluomo, che gode molto della sua casa, delle cose belle che acquista e scambia, accrescendo le sue collezioni: uova di Fabergé, icone russe, servizi da tè imperiali, somovar, ossia teiere, incastonati di pietre preziose, libri rari e preziosi. Niccolò incontra Beatrice per risolvere l’enigma del taccuino, ma mai si sarebbe aspettato una semiologa così deliziosa, con quel carattere secco e precisino, e una voce da allodola. E Niccolò adora le cose belle, non può non ammirarla, accarezzarla con il pensiero, ricambiato dallo stupore e dalla sorpresa di Beatrice.
Attratti l’uno dall’altra, vivono momenti di intensa passione, inconsapevoli ancora degli ostacoli che troveranno sulla loro strada.
Alla fine sono queste due donne, Gwyny e Beatrice, che ci sorprendono per la loro energia e la loro tenacia nel volere costruire il proprio destino con ogni mezzo, che non arretrano di fronte a nulla pur di avere una vita che sia pienamente loro. E, se è vero che la mente può piegare il destino, Gwyny e Beatrice ne hanno scoperto il segreto.
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Piccole narrazioni
Black and White raccontato
Cliccate sul simbolo di riproduzione e seguite un estratto audio dal racconto Black and White, tratto da Piccole narrazioni.
Verrete avvolti da un’atmosfera delicata, e sentimenti diversi – gioia, commozione, malinconia -scorreranno per la vostra anima. Buon ascolto.
Gli otto racconti di questa raccolta condividono il pensiero di George Eliot contenuto nell’epigrafe: così come al mondo ci sono grandi personalità, esistono pure persone comuni meritevoli di altrettanta attenzione.
Persone come te, come me, come tutti.
I racconti hanno ognuno uno stile differente, sebbene appartengano al mio genere reale fantastico, dove il fantastico entra a braccetto con la realtà nella storia e ne diventa il completamento ideale.
Non tutto è spiegabile, non tutto si può razionalizzare, ma molto semplicemente è lì da osservare, con il cuore e la mente libera, è lì per crederci attraverso un puro slancio di fiducia, per comprenderlo dobbiamo per un attimo sospendere coscientemente l’incredulità, cioè assumere un atteggiamento poetico verso l’esistenza.
Questo sottintendono i racconti, come omaggi a una condizione esistenziale più ampia, più aperta, che invita a guardare sopra le righe e trovare il senso anche quando questo sembra assente
Il racconto d’apertura, Black and White, ritrae le vite di due compagni di gioco che sembrerebbero male assortiti, un cane, White, e una gatta, Black. In realtà sono due esseri meravigliosi che amano, soffrono, sono grati, dispettosi, vivono inconsapevoli dell’enorme regalo che fanno ai loro “genitori” umani semplicemente esistendo.
La bambina sull’autobus ha un avvio lento, poi d’improvviso svolta e torna indietro negli anni, a quando la protagonista era bambina, a un episodio che l’ha segnata a fondo emotivamente, il cui ricordo non è tanto visuale, quanto interiore e affettivo. Proprio la natura di questa memoria porta la narrazione a livelli molto intimi, in cui si svelano tratti ancora irrisolti della sua personalità.
Libero arbitrio è un racconto gotico: uno specchio maledetto, il diavolo, la malvagità fine a se stessa, vittime incredule. Tutto accade senza un motivo, come a dire che il male esiste e può disporre degli esseri umani a suo piacimento.
Macbeth. Storia di un folle è costruito sulle orme dalla tragedia Shakespeariana, è ambientato nel mondo del teatro, i nomi dei personaggi principali sono quelli originali, le manie, le ossessioni e la passione distorta sono le stesse del folle regicida.
In fondo il fantastico ha una parte importante in Macbeth: le tre streghe enunciano profezie che renderanno folle il valoroso soldato. Anche nel racconto il fantastico piega a sé i destini dei protagonisti che giocano la loro vita sul più futile dei sentimenti umani: l’ambizione fine a se stessa.
Ricordi è un viaggio delicato nella mente della narratrice, in un momento di solitudine, in cui ella si perde in pensieri tra loro slegati, che tuttavia hanno un tema comune: la natura dei ricordi e quanto di noi stessi sia materia da ricordare.
Un po’ di malinconia, ma anche di sostenuta speranza e vivacità di pensiero sottendono alla confessione interiore, nella quale non è difficile immedesimarsi.
Undicesimo comandamento: non giudicare narra con disillusione il mondo della scuola: incomprensione, gelosia del proprio ruolo, indulgenza verso genitori e studenti, oggi i “clienti”, spezzano l’equilibrio di un’insegnante in gamba che è anche una suora.
Tali sono la tristezza, la delusione che la protagonista patisce che empaticamente questi sentimenti penetrano nel lettore, e la loro potenza è pari all’abbandono della speranza in un mondo migliore. Non tutti i racconti, così come la vita, possono avere un happy ending.
Una mamma introduce una nota di gioia. Un comune colloquio scolastico diventa occasione di crescita reciproca tra la mamma e la professoressa. Due donne dal carattere forte e combattivo, sorprese dal tono insolitamente confidenziale che assume la conversazione, cercano insieme di trovare il modo per trasmettere sicurezza e serenità alle persone che amano e che stanno vivendo un momento di confusione.
La madre capisce come misurarsi con i propri limiti, e di riflesso l’insegnante diventa pienamente consapevole delle decine di individualità che ci sono in una classe, delle quali spesso sa molto poco, ma che hanno ciascuna i propri moti dell’animo.
La professoressa avverte che la presenza della scuola dovrebbe manifestarsi proprio nell’avvicinarsi a ciascuno di loro nel modo migliore per aiutarli a crescere, emotivamente e intellettualmente, andando oltre la burocrazia, l’interesse personale, l’egotismo.
La collezione si chiude con E comunque… quel che deve accadere, accade, un’altra storia gotica, sulle orme del grande E. A. Poe, in cui mistero e suspense si alternano suggestionando l’attenzione dei lettori.
La tensione permane fino alla fine, e quando l’ansia lascia il posto alla distensione, non priva di impercettibili segni di eccitazione, la realtà sembra più impenetrabile del sogno.
Un libro per guarire. Quando leggere cura l’anima
All’inizio scrivevo queste note per me sola. Era un momento difficile della mia
vita, stavo rinascendo dopo un periodo di buio, dove avevo perso contatto
con la realtà a tal punto che non riuscivo più a pensare, né a leggere, attività
che era, ed è, il cardine della mia vita: non decifravo i simboli sulla pagina,
avevano perduto senso, non ricordavo, tutto era stato ingoiato nel ventre
della sofferenza, e più ci provavo, più fallivo, fino ad avere terrore di prendere
in mano un libro; ogni giorno il malessere mi precipitava più a fondo. È stato
agghiacciante, triste, tormentoso.
Poi ho incontrato una specialista che, come una fata buona, mi ha riportato in
superficie con amore e intelligenza; la prima cosa che ho fatto appena mi
sono sentita meglio è stata leggere.
Per provare a me stessa che la mia testa funzionava di nuovo, alla fine di ogni romanzo scrivevo, dapprima con disperazione, poi con sempre maggior piacere, i miei commenti per vedere se finalmente riuscivo a capire e ricordare quello che leggevo.
Ho due interi blocchi fitti di questi commenti, scritti di getto, senza nessun
altra preoccupazione che parlare a me stessa e rassicurarmi.
Ero e sono una lettrice accanita, ho lavorato con i libri tutta la vita, per questo
morte e rinascita sono passate attraverso le parole.
Qualche anno dopo quel periodo, ho riletto quei commenti e vi ho trovato sia
scritti frettolosi, quasi ansiosi, sia altri più stimolanti.
Col tempo, mi hanno rivelato un potere insito in loro; commentando quei libri,
commentavo me stessa, la me stessa che si ritrovava ora in questo, ora in
quel racconto o romanzo.
È in quest’ottica che le analisi contenute in Un libro per guarire sono speciali:
non sono i soliti consigli di lettura, buttati giù magari per necessità editoriali,
sono molto di più, sono confessioni e quindi sinceri apprezzamenti oppure
stroncature di quei libri che hanno segnato il mio cammino verso la
guarigione.
Questo loro carattere eccezionale rivela al lettore un buon libro da leggere, e
segna anche la strada che si può percorrere in momenti difficili della vita,
perché noi siamo ciò che diciamo, e ciò che leggiamo penetra nel nostro
profondo e lì rimane fino a dare i suoi frutti che nutrono la speranza e la
voglia di farcela.
Chiunque dunque può ripercorrere la mia strada, e in seguito potrà anche
aggiungerne una sua.
In questo modo è nato Un libro per guarire, la cui origine è dunque un atto
d’amore, e con amore sono state scritte le parole che lo compongono.
Pure il titolo è scaturito gradualmente dai sentimenti che provavo nel
rielaborare questi testi, e l’ho subito adottato appena è comparso.
All’interno del volume troverete una sezione in inglese, risultato di un’altra
nascita.
Un po’ come in tutti, dentro di me convivono diverse personalità: Anna, la
scrittrice, la Prof, l’insegnante, e così via.
Qualche anno fa ne è nata un’altra: Aileen, che pensa, parla e scrive in
inglese. In questa veste la scrittura diventa in un certo qual modo più libera,
proteggendo i sentimenti e le paure di Aileen con un idioma straniero.
Antonia S. Byatt, Jane Austen, Clarice Lispector, Nicola Lagioia sono alcuni degli autori di cui parlo, ognuno di loro mi ha con delicatezza mostrato un
aspetto insolito e sorprendente della vita, mi ha fatto apprendere che essa
non si esaurisce mai, ma è sempre foriera di sorprese e rivelazioni.
In conclusione, quella fase della mia vita, che mi ha donato Un libro per
guarire, mi ha insegnato che niente più di un libro ci può restituire l’amore per
noi stessi e per il mondo, niente più di un libro ci aiuta a costruire la nostra
strada e quindi la nostra vita.
La casa nel nocciolo
mostrare il vero volto della Befana.
Una mamma, che deve andare in pensione e chiede alla propria figlia di
prenderne il posto.
“Ma cosa ti credi? Vieni qui, ordini, e io dovrei dire sì?” è la risposta di Beffi.
In realtà poi le cose non vanno proprio così lisce, con lo zampino di
Serenella, la tata magico-stramba, Beffi si troverà catapultata in un universo
parallelo, dove allo scadere della mezzanotte del dodicesimo giorno del
dodicesimo mese…
Con Beffi ci sono Ugo e Enrico, uno scrittore e uno scienziato, in disaccordo
su tutto. Uno crede nella magia, l’altro solo nei fatti, ma che vogliono
entrambi un mondo di bene a Beffi. Per non parlare di Belle, il cocker che
adora Mozart.
E poi Agenore, la sorella della Befana, orologi impazziti, cunicoli misteriosi,
ma soprattutto lei, la casa, anzi il palazzo nel nocciolo. Si tratta proprio di
magia non c’è niente da fare, come potrebbe starci una casa in un normale
nocciolo?
Proprio lì dentro si nascondono anche dei pericoli, Beffi rischia di sparire nel
nulla, se non fosse per i non-ti-scordar-di-me che giocano un ruolo
importantissimo, vitale nella storia.
Alla fine naturalmente si scoprirà chi è davvero la Befana, ma che sorpresa!
Da non crederci.
Per ragazzi sì certo, ma anche per gli adulti che hanno voglia di sognare o di
leggere questa intrigante storia ai loro bambini.